Ricordo di Martino Capucci

di Fabio Marri

Martino Capucci

 

Si è spento venerdì 29 marzo il professor Martino Capucci: il prossimo 19 maggio avrebbe compiuto 87 anni. Era stato presidente del Centro studi muratoriani tra il 1987 e il 2003, e come tale in primo piano nell’organizzazione di tre convegni a Vignola tra il 1991 e il 1995 (i cui atti sono stati tempestivamente pubblicati dall’editore Olschki per la “Biblioteca del Carteggio di L.A. Muratori”).
L’inizio della sua cinquantennale carriera di insegnante era stato come maestro elementare in provincia di Modena; si laureò poi in Materie Letterarie al Magistero di Firenze con Francesco Maggini, avendo tra i suoi insegnanti Carmine Jannaco e Giovanni Nencioni. A Firenze, nel 1956-57,  fu anche assistente di Letteratura artistica, ma divenne presto di ruolo nelle scuole superiori, presso l’istituto tecnico Corni di Modena. Fin dai primi anni Cinquanta aveva iniziato una intensa attività di studio e pubblicazioni, collaborando a prestigiose riviste letterarie come “Convivium”, “Lettere Italiane” e “Studi secenteschi” (periodico quest’ultimo del quale è rimasto condirettore fino alla morte), e pubblicando numerose edizioni e monografie su Leopardi, Alfieri, prosatori del Seicento e scrittori di storia dell’arte. Docente universitario tra i più apprezzati dell’Università di Bologna, alla facoltà di Magistero prima e di Scienze della Formazione poi, dopo essere stato anche direttore dell’Istituto di Filologia Moderna, venne collocato fuori ruolo per raggiunti limiti di età nel 1996.
Ma fu proprio quella la stagione in cui la sua attività in campo muratoriano si fece più intensa: dopo aver pubblicato un ricchissimo regesto delle riviste letterarie del Settecento (con Renzo Cremante e Andrea Cristiani, in tre volumi a Bologna tra il 1985 e il 1990), e aver riscritto completamente il volume sul Seicento della grande Letteratura italiana Vallardi (1986), nel 1998 Capucci curò due importanti capitoli nell’altra grande storia letteraria, Il Settecento della Salerno editrice, in cui Muratori teneva il luogo d’onore. A lui si deve la rinascita dell’attività del Centro, la promozione di vari volumi dell’edizione nazionale, l’ottenimento degli indispensabili finanziamenti, e altri lavori più umili (come la correzione delle bozze e la redazione degli indici finali), ai quali si disse disposto fino all’ultimo.
Alla sua grande, e per tanti settori insuperabile, cultura letteraria va unita la profonda umanità, capace di risolvere problemi che ad altri parevano senza uscita, e il suo profondo rispetto verso chiunque. E se le qualità scientifiche appaiono sempre più limpide ad ogni nuova lettura delle sue opere, spetta a noi superstiti tenerne viva l’immagine umana e seguirne, per quanto possibile, l’esempio.
Alla moglie Livia, ai figli Maria Carolina e Marcello, al fratello Giovanni, ai tre nipotini ed ai familiari tutti il Centro Muratoriano esprime il proprio cordoglio e insieme il ringraziamento per quanto il nostro indimenticabile Presidente ci ha dato.

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